Se la Tv sponsorizza l’ideologia gender

Andrea Fagioli – venerdì 15 Giugno 2018

«Oggi è tutto più fluido», afferma l’attrice e conduttrice nonché scrittrice Chiara Francini in apertura di Love me gender, il nuovo programma in onda il mercoledì alle 21.10 su LaEffe (canale 135 di Sky). Se tutto è più fluido, si può allora anche partire dai pinguini gay per introdurre uno dei temi più spinosi del momento: le famiglie arcobaleno. Fatto sta che la Francini, nel suo viaggio in Italia tra le identità di genere, parte proprio dall’acquario di Genova disquisendo della sessualità dei pinguini con la biologa Roberta Parodi. Questo nella prima puntata. Nella seconda tocca alla cernia ermafrodita, un pesce che nasce femmina e poi nel crescere diventa maschio. Onestamente tutti questi riferimenti al mondo animale, con tutto il rispetto per la fauna ittica, ci sembrano irrispettosi dell’essere umano. Il mettere sullo stesso piano uomini, donne, pinguini e cernie per la facile equazione che ciò che è naturale per gli animali può esserlo anche per gli uomini è sinceramente semplicistica al pari della risposta alla domanda: «Cos’è l’identità sessuale?» È come un gelato a tre gusti: dove mi ha collocato la natura, come mi sento io e da chi sono attratto. Non abbiamo ancora detto di cosa esattamente parla Love me gender, ma è chiaro che siamo di fronte all’ennesimo programma che in quattro puntate e dodici storie edulcora in un’atmosfera di autentico ottimismo situazioni complesse come quelle di figli con due padri, di un lui che era lei che sta per sposarsi con una lei che era lui, oppure di un uomo che va in giro e al lavoro vestito da donna ma non è né transessuale né gay (abbiamo imparato che si tratta di un caso di “crossdressing”). Tutto all’insegna di enunciazioni del genere: la coppia cambia, la famiglia resta; lo spazio per l’amore c’è, basta cercarlo; la straordinaria normalità di altri modi di vivere la famiglia; e se fossimo più avanti di quello che pensiamo? Diamo atto a Chiara Francini di essere brava nel condurre gli incontri con naturalezza e ironia. Riconosciamo alla Stand By Me di avere azzeccato un’altra produzione che dal punto di vista televisivo è accattivante e funziona grazie anche all’interazione e al forte apporto dei social. Ma teniamo presente che proprio questo è il vero rischio: far passare l’apparenza per realtà e ritenerci tutti più emancipati.

 

Da: https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/se-la-tv-sponsorizzal-ideologia-gender